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Il Tradimento di Eva
di Marco Cortini


 
   La luna è un buco giallo nel cielo nero.
   Il mare è un gigante infuriato che ti centrifuga come una lavatrice, se sei stipato in una barchettina insieme a cento persone  inzuppate e infreddolite, affamate e assetate.
   Navigano a vista, al chiaro di luna, ma si può parlare di navigare quando il motore è rotto, la vela un lenzuolo strappato, il mare ti strizza come uno straccio e le correnti ti portano dove vogliono loro?
   Ghenf è lontana.
   Ghenf è vicina.
   Ghenf è un miraggio.
   Ghenf è in ogni luogo: è ovunque le menti stanche dei corpi esausti dei naviganti vogliono immaginarla.
   Un rumore assordante rompe il silenzio del mare.
   Tutti alzano la testa: un elicottero si dirige verso di loro. I naviganti fanno ampi gesti, sventolano magliette e calzoni, urlano, singhiozzano, ridono e piangono. Ringraziano il loro Dio.
   La macchina volante è un uccello metallico, un predatore affamato, un rapace cattivo e senza scrupoli.
   Si abbassa a pochi metri.
   Vola sulle teste bruciate dal sole.
   Vola sulle facce disperate imploranti misericordia.
   Dal portellone un uomo si sporge e spara nel mucchio con un kalashnikov.
   Non c'è scampo per i naviganti.
   Gli spari continuano a raffica per un tempo infinito poi le grida cessano e ogni movimento si esaurisce in una serie di rantoli spasmodici e disperati.
   La barca è una distesa di corpi insanguinati.
   La barca è un mattatoio.
   La barca è un obitorio
   L'uomo toglie la sicura di una bomba a mano. 
   Un rombo fa tremare l'oceano, l'acqua ribolle e una densa nuvola nera sale ad oscurare la luna.
   Quando il fumo si dirada, sulla superficie dell'acqua non rimane più niente.
   Sul mare torna il silenzio.


   Una lussuosa boutique (o forse preferite chiamarlo un prestigioso atelier) con le commesse tutte uguali, alte bionde eleganti e un algido sorriso inchiodato come da contratto sulle labbra rosse.
   Sorriso che la rossa cliente sta mettendo a dura prova.
   Forse le commesse frequentano corsi di meditazione zen, la mattina si fanno flebo di camomilla o si ripetono come un training autogeno il cliente ha sempre ragione.
   Ma con la rossa signora tutto questo non serve. Bisogna mordersi le labbra e frenare la lingua. La sua spocchia è direttamente proporzionale al numero delle carte di credito gold che spuntano dal portafoglio e quando esce dal negozio carica di pacchi e pacchettini, per infilarsi in un'auto lussuosa già carica di pacchi e pacchettini, le commesse tirano all'unisono un sospiro di sollievo.


   La rossa antipatica entra in casa carica come un camallo, scaraventa per terra pacchi e pacchettini, si toglie maschera e parrucca.
    Diabolik appare dalla porta del laboratorio:
   - Che ti è successo, ero preoccupato! Perché non hai risposto al radiorologio?
   - L'avevo staccato. Stavo facendo shopping e ho fatto tardi.
   - Vieni a vedere: sto preparando il colpo alla villa di Kimbel.
Eva non sembra particolarmente interessata:
   - Chi è Kimbel?
   - Ma come chi è? Te l'ho già detto. E' il sottosegretario del Ministro dell'Interno, ma anche il suo braccio destro e factotum. Dopo soffiate varie e indagini sottotraccia presso ricettatori e gioiellieri, ho scoperto che è lui, tramite mediatori e prestanome vari, che sta facendo incetta di tutti i gioielli di Clerville. Compreso l'ultimo acquisto: i famosi gioielli della Corona.
   - E allora?
   - Gli allarmi sono veramente ben congegnati ma ho trovato un modo per aggirarli. Rimane il problema di trovare la cassaforte ma.
   - Senti io ho mal di testa vado a letto.
   - Ma devo farti vedere come eludere gli allarmi e poi.
Eva si arrabbia:
   - Lo vuoi capire che non me ne importa niente dei tuoi maledetti allarmi! Ho voglia solo di andare a dormire, fattelo da te il colpo!
   - Cara che ti succede? Da un po' sei strana. Ti vedo stanca, nervosa.
   - E' che non ne posso più di questa vita! Sempre con la maschera, sempre braccati dalla Polizia, sempre in fuga! Mai un amico, mai un posto dove mettere le radici, mai qualcuno con cui confidarsi. Io non ci resisto più.
Eva fugge in in camera:
   - E non venirmi dietro! Lasciami sola!


   Nessuno al mondo è indispensabile.
   Di tutti possiamo fare a meno.
   Pensate alla persona più importante per voi, quella di cui siete innamorati per esempio. O magari all'individuo fondamentale per il vostro lavoro, le vostre finanze, la vostra tranquillità. O se volete prendete il più grande scienziato, l'uomo politico più importante, il chirurgo più abile.
   Se per un incantesimo sparissero dalla faccia della Terra, il sole sorgerebbe lo stesso, gli esseri umani continuerebbero a lavorare, produrre, inquinare, correre e fare l'amore, le rondini non smetterebbero di fare il nido e voi non smettereste di mangiare tre pasti al giorno, di dormire e di produrre rifiuti organici.
   Diabolik ama Eva ma può vivere senza di lei.
   Tutte le promesse, le parole, le intenzioni (Senza di te non potrei più vivere, la mia vita senza di te non avrebbe più senso) valgono quanto un meraviglioso diamante falso.
   La vita continua e il Re del Terrore non sfugge a questa regola.
   Parliamoci chiaro, di una sola cosa non può fare a meno: rubare, anche se rubare non è la parola adatta.
   Diciamo progettare, organizzare, preparare, travestirsi, inventare, pedinare, imitare, arrampicarsi, scappare.
   Provare ogni volta una nuova emozione nell'aprire una teca, nello sconfiggere un allarme ultimo modello, nel progettare l'ultimo incredibile piano, nel fuggire sgommando per le strade di Clerville seminando un esercito di poliziotti.
   Nel sentire l'adrenalina scrosciare nelle vene.
   Senza i suoi colpi Diabolik sarebbe un uomo morto.
   Potrebbe respirare, mangiare, parlare, muoversi, non importa.
   Sarebbe morto lo stesso.
  

   Nessuno al mondo è indispensabile e Diabolik fa il suo colpo senza Eva.
   Si arrampica senza problemi sul tetto di un anonimo palazzo, si butta nel vuoto con un piccolo deltaplano elettrico e atterra sul tetto di villa Kimbel. Poggia sul tetto con un materassino dotato di lunghe e numerose prolunghe telescopiche, come tante zampe di ragno, che distribuiscono il peso e non fanno scattare il sensibilissimo allarme a pressione.
   Porte e finestre sono ricoperte da una fittissima rete a infrarossi e il tetto è l'unica via d'accesso (affermazione falsa: niente è veramente inaccessibile per Diabolik, avrebbe semplicemente studiato un altro sistema. Chi ha detto la frase volere è potere dovrebbe cedere il copyright al Re del terrore.)
   Disteso sul materassino comincia delicatamente a spostare le tegole e a sciogliere il cemento con una pistola piena di acido. Il lavoro sarà lungo ma il tempo è l'ultimo dei suoi problemi.

 
   Dopo 127 minuti (ne aveva previsti 120 ma le tegole erano alloggiate meglio di quanto credesse) si cala nella casa e comincia a muoversi con sicurezza, è ovvio che ha studiato la planimetria a memoria.
   Ora si trova nella camera degli ospiti, sempre deserta, poi si dirige verso il salotto dove sa che c'è la cassaforte. Il problema è individuarla ma si servirà di un apparecchio a raggi laser che individua gli spazi vuoti rivelando qualsiasi intercapedine.
   Poi dovrà trovare la combinazione: se non ci riuscirà   in tempo tornerà la notte successiva. Rimetterà a posto tegole e intonaco e nessuno noterà alcunché si strano.
   Entra nel salotto e improvvisamente si irrigidisce. C'è qualcuno.
   Non chiedetegli come: non l'ha visto, né sentito, ha semplicemente avvertito la sua presenza.
   Si mette con le spalle al muro e comincia con circospezione a guardarsi intorno, facendo il giro della stanza e scrutando dappertutto.
   Improvvisamente da dietro il divano spunta un uomo che si lancia in una fuga disperata verso la porta. Diabolik veloce come un fulmine lancia un pugnale che sfiora le spalle del tipo e si conficca sulla porta:
   - Fermo lì! O il prossimo è per te!
L'individuo si è irrigidito, immobile. Quando finalmente si gira un sorriso smagliante gli si dipinge sulle labbra:
   - Diabolik! Che sorpresa! Non sai quanto sono contento di vederti! 
 

   Il porto di Ghenf è una foresta di alberi di vele.
   Il porto di Ghenf è una baraccopoli di container.
   Il porto di Ghenf è un salotto di yacht e cabinati.
   Il porto di Ghenf è odore di benzina è macchie di petrolio è sudore di muscoli tesi nello sforzo è una groviglio di corde consunto e sfilacciato.
   Il porto di Ghenf è il luogo dove sbarca il Naufrago.
   Tra le navi ormeggiate la sua testa spunta sospettosa dall'acqua. Si guarda intorno circospetto, poi sale sul molo e scappa al riparo di un container.
   Si butta disteso per terra e respira a pieni polmoni.
   E' stanco, malandato, spaventato eppure è vivo.
   Ha sconfitto la fame la sete il freddo la paura, i colpi di mitraglietta, la bomba a mano e cinque chilometri di mare gelido.
   Ma ce l'ha fatta.
   E' vivo.
   Non ha più niente. Gli rimane la vendetta.
 
 
   Potremmo parlare di un amico ritrovato ma Diabolik non ha amici e se ne ha, tra questi non c'è Milo Arkan.
   Si sono incontrati anni fa, per caso,  e le circostanze li hanno portati a fare un colpo insieme. Chi vuole sapere i particolari non si aspetti di trovarli qui,  vada a rileggersi Un socio pericoloso (anno XXXVII - N. 7).
   Milo Arkan e Diabolik sono l'uno di fronte all'altro.
   La simpatia e il calore di Arkan, moro, naso e mento pronunciati, occhi furbi, si rivelano in un sorriso a 32 denti.
   Diabolik invece lo studia, chiaramente non entusiasta di rivederlo:
   - Come hai fatto ad entrare con tutti gli allarmi?
   - Eh, anche io ho i miei metodi.
   - Ora scusa ma devo cercare la cassaforte.
   - Cercare? Eccola qui!
   Milo si siede alla scrivania e digita qualcosa sulla tastiera del computer. Da un angolo del pavimento una botola invisibile si apre e una cassaforte lentamente sale su. Con un ghigno di soddisfazione Milo continua:
   - E ora un attimo che l'apriamo: un minutino che la combinazione è complicatissima.
   Milo continua a digitare sulla tastiera ed ecco che lo sportello della cassaforte si apre dolcemente:
   - Hai visto che roba? Non ci saresti mai riuscito da solo, almeno non stasera. Non potevi nemmeno corroderla con l'acido, ci sono dei sensori raffinatissimi per le sostanze chimiche, oltre che per il calore, che farebbero immediatamente scattare l'allarme.
   Diabolik taglia corto. La parlantina di Milo lo infastidisce e poi parliamoci chiaro, Diabolik è un solitario, un musone, uno che non frequenta i party e se per sbaglio ci capita, si mette in un angolo con la faccia truce e un bicchiere in mano:
   - Questo è da vedere! Comunque vediamo se ci sono i gioielli.
   Tira fuori dalla cassaforte un bauletto dal quale estrae la meravigliosa collezione della Corona.
   Mentre Diabolik esamina i gioielli, Milo prende dei documenti e comincia a leggere:
   - E questi cosa sono? Non ci posso credere, ecco dove sono finiti tutti gli altri gioielli che Kimbel aveva rastrellato. Sembra piuttosto chiaro.
   Anche Diabolik ci da un occhiata:
   - Probabilmente è come dici tu ma ho visto di peggio. senti io prendo i gioielli e me ne vado. Mi rendo conto che hai diritto a una parte ma non ho intenzione di dividere in due.
   - Parliamone. Mi sembra che l'ultima volta siamo stati  entrambi soddisfatti. Comunque io voglio fare qualcosa per fermare questo schifo.
   - Non ti facevo così idealista, mi ricordi Eva.
   A Diabolik viene un'idea:
  - A proposito, perché non vieni a salutarla? Sarà contenta di rivedere un vecchio amico. Così ci mettiamo d'accordo sui gioielli e se ci tieni parlate di quei documenti.
   Milo fa il suo sorriso più accattivante:
   - Perfetto! Prima però devo rimettere a posto qui. Poi ti spiego
Tira fuori una copia perfetta dei gioielli e li risistema al suo posto, insieme alle carte che ormai ha letto. Poi si mette al computer e richiude per benino la cassaforte.

 
   Se pensate che Diabolik sia stato troppo gentile e ospitale vi sbagliate. L'invito a Milo aveva un solo scopo: far contenta Eva. La quale apprezza moltissimo il pensiero. Ora sono sul divano ad ascoltare la sua storia, Eva interessata, Diabolik rassegnato alla logorrea dell'ospite.
   - Rubavo le macchine. Ero bravo: potevo aprire e far partire qualunque auto. Ogni tanto facevo qualche colpo in appartamento, mi chiamavano l'Harry Potter degli allarmi. Insomma stavo bene.
   Ma l'incontro con voi mi ha cambiato la vita. Ho capito che dovevo far un salto di qualità ma da solo non ci sarei mai riuscito. Allora ho avuto l'idea: mi è scoppiata nella testa luminosa e giù costruita come un grattacielo di cento piani.
   Mi è venuta leggendo un racconto di fantascienza. Mi sono detto: se tutti i fabbri del mondo fondassero un'organizzazione clandestina, questa potrebbe diventare potentissima scassinando banche e gioiellerie, rubando segreti militari e civili, ricattando chiunque, avendo in pratica accesso a qualunque luogo protetto della Terra.
   Mi sono messo all'opera. Con certosina pazienza ha reclutato un tecnico per ognuna delle principali ditte di allarmi e sistemi di sicurezza. Li ho studiati e osservati a lungo per capire chi poteva essere più corruttibile per carattere e problemi economici.
   Del resto questa gente guadagna appena discretamente mentre io gli proponevo un sacco di soldi e rischi non alti, al massimo complicità in furto, robetta rispetto a milioni di euro.
  Il lavoro preparatorio è stato lungo e difficile ma ora ho sempre una talpa che mi dice tutto su come e dove rubare, fornendomi tutti gli strumenti adatti, io mi limito a fare il colpo.            
   Naturalmente se i furti fossero immediatamente scoperti, le indagini prima o dopo andrebbero nella direzione giusta.
   Per questo faccio sempre una copia perfetta dei gioielli da sostituire e quindi il furto non viene mai scoperto, almeno non in tempi brevi.
   E anche quando verrà scoperto, la prima volta,  potrebbe pensare a un raggiro all'assicurazione, alla sostituzione di un familiare avido, a una truffa di chi ha venduto i gioielli.
   Insomma il giochetto non potrà durare all'infinito ma comunque per parecchio tempo, il tempo per me e i miei complici di arricchirci e di sistemarsi tutta la vita, magari all'estero.
   A proposito: Sto diventando espertissimo di allarmi e antifurti. Sono diventato bravo come voi. Quasi.

    Diabolik si alza per ad esaminare i gioielli appena rubati: ne ha già avuto abbastanza dell'ospite. Milo parla un po' troppo per i suoi gusti.
   Intanto Eva e Milo ricordano i vecchi tempi.
   Ridono e scherzano, in perfetta sintonia.
   Non contano le parole che si dicono.
   E' una questione di sguardi, di odore, di movimenti sincroni: due corpi che si attraggono come calamite, senza regole, senza parole, senza sovrastrutture sociali.
   Puro istinto.
   Parlano dei documenti scoperti nella cassaforte di Kimbel: decidono di fare qualcosa per far cessare quella vergogna e punire i colpevoli. Sono entrambi idealisti: ladri e assassini ma con i loro irrinunciabili principi morali (senza i quali che senso ha la vita?).
   Questa notte poi si troverebbero d'accordo sull'intero scibile umano. Continuano a fare progetti mentre Diabolik nella stanza accanto esamina i gioielli e sorride.
   Sono stupendi.

 
   Il Naufrago è un fiore di scarpata ferroviaria. Pallido e incolore, mezzo schiacciato, strapazzato dal sole e dalla siccità.
   Il Naufrago schiaccia i fiori di scarpata ferroviaria. E' tutta la notte che cammina, stanco ma determinato.
   Deve arrivare a Clerville.
   Deve scappare.
   Deve nascondersi.
   Non deve lasciare tracce.
   Deve camminare senza fermarsi mai.
   Lungo la ferrovia.

  
   La fisiognomica è una scienza esatta. Il sottosegretario all'Interno Manuel Kimbel ne è la dimostrazione più evidente.
   La sua cattiveria, la sua perfidia, la sua crudeltà, la sua incessante sete di soldi e di potere si rivela nelle sue gambe corte, nella sua testa calva e sproporzionata, nelle rughe profonde sul viso, nel naso storto e negli occhi porcini.
   La segretaria del Ministro (che, se la fisiognomica è una scienza esatta, è la ragazza più buona e generosa della Terra) lo fa accomodare nell'ufficio di Sua Eccellenza. Il ministro guarda Kimbel con uno sguardo interrogativo. Kimbel lo rassicura:
   - Tutto risolto, non preoccuparti
   - Benissimo. Chiamo subito il presidente dello stato del Tanigam. Era preoccupatissimo.
   - Faceva bene a stare in pena. se quel maledetto riusciva a sbarcare a Clerville poteva denunciare tutto.
   - Va be. era pur sempre un immigrato clandestino. Chi gli avrebbe creduto?
   - Non dimenticare che suo fratello Quentin è il leader della resistenza al Presidente nel nostro paese. E anche se agisce clandestinamente, ha un certo sostegno presso l'opinione pubblica. Potevano creare una campagna anti-Tanigam,  magari con l'appoggio dei maledetti partiti progressisti del nostro paese
   - Con il rischio che lo scandalo facesse bloccare gli aiuti umanitari.
   - O peggio che lo scandalo arrivassero fino a noi.
   - Non preoccuparti, questo non succederà mai.
 

   E' possibile mettere una microspia nell'ufficio di un Ministro?
   Difficile, complicatissimo, arduo, rischioso o semplicemente impossibile?
   Eva Kant ci è riuscita e non chiedeteci come.
   Ora se ne sta comodamente seduta in macchina, a due passi dal Ministero, accanto a Milo Arkan, ad ascoltare la conversazione. E' inutile ricordarvi che indossa una maschera.
   Milo commenta:
   - E se finiscono gli aiuti umanitari addio facili guadagni per loro.
   - Maledetti. I milioni che il nostro paese elargisce ogni anno al Tanigam come sostegno all'economia di un paese povero vengono spartiti tra il loro presidente (che tiene il popolo nella miseria più nera) e alcuni politici corrotti del nostro paese, chissà se solo il ministro e Kimbel o se ne sono coinvolti altri
   - Kimbel paga il presidente in gioielli, più facili da nascondere e trasportare in caso di fughe e colpi di stato. L'elenco nella cassaforte descriveva tutti i costosissimi gioielli finiti in Tanigam. ed era piuttosto ovvio che il destinatario doveva essere il presidente, chi altri?
   - Considerato l'impegno politico che il Ministro ha speso per garantire una quota così rilevante di aiuti umanitari a quel paese.
   - Vero. E ora dopo due giorni di indagini ne abbiamo la certezza.
   - Il problema è: come agire?
   - Sia i documenti nella cassaforte di Kimbel, sia questa registrazione   sono illegali.
   - Nessuno tribunale le accetterebbe come prove. E i potenti griderebbero al complotto e userebbero ogni mezzo per fermare lo scandalo, corrompendo poliziotti e magistrati. E anche se si arrivasse al processo sarebbero assolti.
   - Della stampa non se ne parla. Quasi tutti i media sono filogovernativi e questo è materiale esplosivo: anche se un giornale avesse il coraggio di pubblicare questa roba sarebbe screditato in ogni modo e distrutto a furia di querele e boicottaggi.
   - C'è solo una persona sulla cui onestà potrei giurare. Uno che ha il coraggio di tenere testa al potere politico e la fermezza di non farsi intimidire dai potenti e dalla stampa prezzolata.

  
   Il Naufrago cerca quella stessa persona.
   L'unica sicuramente incorruttibile di Clerville.
   L'unica sicuramente fuori dal complotto.   
   L'unica con il coraggio necessario per mettersi contro i potenti.
   Il Naufrago si è dato una ripulita, non chiedeteci come. Ha un vestito pulito e la barba fatta. Ed è arrivato a Clerville.
   Ora deve trovare l'Ispettore Ginko.
   Prima che sia troppo tardi.

   L'incorruttibile ispettore Ginko.
   L'unico onesto e integerrimo in una città di delinquenti e mafiosi,  borghesi evasori e aristocratici conniventi, poliziotti e magistrati corrotti, politicanti da strapazzo.
   L'unico eroe in una città di replicanti, di gente dallo spessore morale così sottile che basta mettersi sul viso una maschera altrettanto sottile per assumere le sembianze di chiunque, ingannando persino il proprio amante.
   Beata quella città che non ha bisogno di eroi.
   Beata quella città che non ha bisogno di Ginko.
Un poliziotto entra nell'ufficio dell'Eroe
   - Ispettore, un elicottero è esploso sopra la città!
   - Ci sono morti?
   - Solo il pilota. Ma per miracolo: l'elicottero si è schiantato vicino al laghetto nel parco e in quel momento non c'era nessuno nei paraggi. 
   - Presto andiamo là!


   L'attrazione non ha regole.
   L'istinto segue la voce dei sensi.  
   Chi lo nega non è mai stato veramente attratto da qualcuno.
   Non ha mai provato la necessità impellente, inderogabile e disperata di avere il corpo dell'altro, quasi ne andasse della tua vita.
   Non ha mai avuto l'impulso furioso e incontrollabile di immergersi nell'altro, baciarlo, stringerlo, toccarlo, soffocarlo di passione, possederlo.
   Contro tutte le regole, i vincoli, la razionalità, le norme sociali, le paure, i rimorsi, i sensi di colpa.
   Quelli, semmai, vengono dopo.
 Sul momento c'è solo l'attrazione: pura, passionale, libera come l'aria.
   Sfrenata.
   Se non l'avete provata, non riusciremo mai a spiegarvela.
 

   Intorno all'area recintata  ci sono un mucchio di curiosi, giornalisti, cameramen. Ginko li supera, oltrepassa il capannello di tecnici, poliziotti e fotografi, per arrivare al perito chino sul relitto dell'aereo:
   - Buongiorno ispettore. Naturalmente non possiamo dire nulla di preciso ma non sembra un incidente. Molti testimoni hanno chiaramente visto l'elicottero esplodere in cielo e sul relitto ho rilevato tracce di esplosivo. Nulla di ufficiale, prenda le mie parole con beneficio d'inventario ma secondo me c'era una bomba a bordo.
   Poi Ginko va a parlare con i poliziotti che hanno fatto le prime ricerche di routine:
   - C'era un solo passeggero a bordo. Era un pilota e istruttore di volo. Era proprietario dell'elicottero che noleggiava, facendo servizi di taxi e accompagnamenti vari ecc. Stiamo facendo controlli: ha scontato una condanna di tre anni per complicità in un rapimento ma è roba vecchia. Viveva da solo e non ci aveva dato più problemi. L'unico nota stonata viene dal conto corrente bancario: tutto normale fino a tre giorni fa, quando ha versato sul conto corrente ventimila euro in contanti, fatto del tutto insolito per lui.
   Ginko continua ad indagare nell'area del disastro, guardando tutto e ascoltando tutti.
   Beato quell'uomo capace di ascoltare.

 
   Eva si alza dal letto, nuda e bellissima. Milo, ancora arrotolato tra le lenzuola, la guarda come fosse una Dea.
   La Dea accende il radiorologio e la radio che gracchia la notizia dell'ultima ora: un elicottero caduto nel parco e l'ispettore Ginko sul posto che indaga.
   Milo esclama:
   - Maledetto. Questa è opera di Kimbel. Hai sentito quando raccontava di aver fermato quel profugo prima che sbarcasse a Clerville. Quale mezzo migliore di un elicottero per uccidere qualcuno in mare?
   - Mi sa che hai ragione, non può essere una coincidenza! E ora ha tolto di mezzo l'elicotterista, unico testimone della strage.
    - Tutto torna! Presto andiamo a parlare con Ginko.
   - Ora? Sei impazzito!
   - E' il momento migliore. Sta indagando su quest'omicidio e noi gli forniamo una pista più che plausibile per spiegarlo. Era più difficile raccontargli tutta la storia a freddo, senza questo attentato. Ora invece è già coinvolto.
   - Forse hai ragione.
   - Certo Eva che ho ragione! Ci presenteremo come due giornalisti investigativi free-lance, è impossibile che sospetti qualcosa, mica ha i super poteri! Dai, non perdiamo tempo che siamo già vicini al parco.
   E sfrecciano con l'auto sulla strada che porta al parco.
   Confuso tra la gente sul marciapiede, il Naufrago che cammina nella medesima direzione.
 
   Eva e Milo arrivano sul luogo del disastro.
   Dopo varie insistenze con i poliziotti riescono a superare lo sbarramento e giungere nei pressi dell'Ispettore Ginko.
   Milo lo affronta subito in maniera diretta (si può dire tutto di lui ma non che gli manchi la faccia tosta), per farsi ascoltare:
   - Ispettore noi sappiamo chi ha messo la bomba sull'elicottero! L'hanno fatto per eliminare un testimone scomodo.
   - Ma siete impazziti? Chi siete?
   - Scusi, nella concitazione del momento non ci siamo presentati. Io sono Milton Garlin e questa e la mia collega Gloria Sander. Siamo giornalisti free-lance.
   - Ma testimone scomodo di che cosa?
   - Questo omicidio è solo la punta di un complotto ad altissimi livelli politici e istituzionali. Possiamo raccontarle tutto, se avremo la possibilità di parlarne con calma. Abbiamo delle prove.
   L'Eroe è scettico ma anche incuriosito. La storia a prima vista può sembrare incredibile (ma nemmeno più di tanto: in una città di delinquenti e mafiosi, poliziotti e magistrati corrotti eccetera eccetera. tutto è possibile) ma i due non sembrano mitomani.
   Eva continua:
   - La prego ispettore, ci ascolti. Pensi che il principale personaggio coinvolto in questa storia è.
Ma Milo la interrompe bruscamente:
   - Aspetta Eva!  Prima di fare dei nomi dobbiamo avere delle garanzie dall'ispettore.
   Improvvisamente si blocca. Ha capito di aver fatto un errore e quel che è peggio non ha avuto la disinvoltura di far finta di niente.
   Ginko ha un lampo negli occhi e si mette all'erta.
   Milo cerca di recuperare ma è troppo tardi e peggiora la situazione:
   - Ah ah, ispettore non crederà mica. Eva è il soprannome con cui chiamo la mia collega nell'intimità. eh eh. non si preoccupi non sono Diabolik, senta pure.
   Prende una mano dell'ispettore e se la passa sul viso:
   - Ah ah, ha visto niente maschera, magari fossi Diabolik, non dovrei fare il giornalista.
   Milo parla a raffica ma la tensione si taglia con il coltello.
   Eva e Ginko sono immobili, uno di fronte all'altra, come in un duello.
   Ognuno aspetta la mossa dell'altro.
   Potrebbe essere un falso allarme ma. potrebbe anche non esserlo.
   Il tempo sembra cristallizzato nei loro occhi che si fissano.
   Fino a che Ginko allunga una mano a toccare il viso di Eva:
   - Eva Kant!
 
   Eva non è una donna è un rettile.
   Ha mantenuto un sangue freddo che nemmeno un iguana al Circolo Polare Artico.
   Controllava la situazione (Tutto poteva risolversi con una battuta).
   Ma naturalmente si è preparata al peggio, costruendo mentalmente la migliore via di fuga. 
   Nell'istante esatto in cui Ginko sfiora la sua guancia, fugge come una centometrista allo sparo dello starter, travolgendo tutto e tutti, scavalca con un balzo il nastro della Polizia e raggiunge in un lampo la macchina.
   Milo la segue a ruota, insieme salgono in auto, sgommano e fuggono.
   Ginko è Speedy Gonzales.
   Corre dietro ai due come una furia, naturalmente non può sparare in mezzo alla folla,  raggiunge la sua auto e parte all'inseguimento
   (Che storia di Diabolik sarebbe senza l'inevitabile inseguimento?).
   Eva guida come un Dio ma la macchina di Milo non è truccata. Il ladro impreca:
   - Ci sta raggiungendo fai qualcosa!"
   - Maledizione questa auto non ha trucchi. Ed è più lenta.
   L'ispettore tallona i due chiedendo rinforzi alla radio. Prova a mettere fuori la pistola per sparare alle gomme ma Eva guida a zig zag e Ginko deve tenere bene il volante per stargli dietro.
   Non può rischiare di colpire un innocente, la strada è affollata.
   Ma è solo questione di tempo: basta non perderli di vista e in pochi minuti tutte le strade saranno bloccate.

 
   Il Naufrago cammina in direzione del parco.
   Il Naufrago cammina in direzione dell'Ispettore Ginko.  
   La macchina di Milo passa sgommando come una saetta.
    Il Naufrago fa un passo nella strada e la macchina dell'ispettore.
   Finalmente. L'ha trovato.
   Od ora o mai più.
   Potrebbe essere l'ultima occasione.
   Si pianta in mezzo alla strada, alzando le mani e urlando:
   - Fermo ispettore!
   Ginko suona, impreca ma il Naufrago è nel centro della strada e non si muove.
   L'ispettore maledice tutti i santi del calendario, impreca, bestemmia (anche gli eroi bestemmiano) ma è costretto a scansarlo, non può certo travolgere un innocente.
   Ma a quella velocità non riesce ad evitarlo del tutto. 
   Il Naufrago viene colpito con la parte sinistra dell'auto e scaraventato sul marciapiede, dopo un volo di alcuni metri.
   L'Eroe perde il controllo della macchina e dopo un testacoda e alcune carambole si schianta su un cassonetto dal lato destro della strada.
   L'inseguimento è finito, andate in pace.

 
   Milo vede tutto la nello specchietto ed esulta:
   - Ce l'abbiamo fatta, Ginko si è fermato!
   - Ora possiamo arrivare al rifugio prima dei rinforzi. Altrimenti non ce l'avremo mai fatta.
   Intanto Ginko scende sconsolato dalla macchina e si precipita a soccorrere il Naufrago che disteso sul marciapiede respira affannosamente.
   Ma appena vede l'ispettore comincia a parlare ininterrottamente, tutto d'un fiato:
   - Ispettore devo parlarle. Sono un perseguitato politico del Tanigam evaso dalle prigioni di Stato. Con una zattera sono fuggito verso Ghenf  insieme ad altri dissidenti ma da un elicottero ci hanno uccisi tutti tranne me.
   Il presidente del Tanigam aveva avvertito il vostro ministro della mia fuga: gli ha chiesto di uccidermi perché non denunciassi tutto.
   Si spartiscono gli aiuti internazionali e affamano la popolazione, i bambini muoiono di fame.
   Vorrebbe continuare ma arriva l'ambulanza e lo porta via.
   Ginko lo consola:
   - Va bene. Appena starà meglio verrò in ospedale a prendere la sua confessione"
   Ma prende molto sul serio le sue parole, del resto confermano quello che ha sentito poco prima. Ordina a due poliziotti di scortarlo fino all'ospedale e di non perderlo mai di vista:
   - E' un testimone oculare. Potrebbero tentare di ucciderlo.
 
 
   Eva e Milo arrivano al rifugio.
   Milo è distrutto.
   Milo capisce di aver corso un bel rischio.
   Milo capisce di averlo fatto correre ad Eva.
   Milo non la smette di scusarsi:
   - Sono stato veramente imperdonabile, è stata una distrazione inammissibile chiamarti Eva.
   Eva lo consola:
   -  Va be, siamo stati fortunati che quel passante abbia fermato l'inseguimento di Ginko. altrimenti ci avrebbe catturato! Speriamo piuttosto che quel poveretto non sia grave, dopo tutto ci ha salvato.
In quel momento entra nel rifugio Diabolik. Se fosse possibile leggere nello sguardo impassibile del Re del Terrore diremmo che è arrabbiato:
-Non preoccuparti sono ancora tutto intero!
   Eva è intelligente.
   Eva ha una mente razionale.
   Eva ragiona.
   Eva ha intuito.
   Eva sa collegare fatti e situazioni.
   Eva non è una novellina.
   Eppure spalanca la bocca per la sorpresa.
   Se avevate capito che il Naufrago era Diabolik. va be, siete troppo intelligenti per i miei gusti.
   Se non l'avevate capito, ora vi spiego quello che era successo.
   Anzi, mettetevi comodi sul divano accanto a Eva e Milo: sarà Diabolik a raccontarvi tutto.
   -Non ero esattamente entusiasta che tu e Milo vi foste buttati a corpo morto in questa storia. ma l'avevo voluto io. Del resto ti conosco: quando credi in una cosa nulla ti ferma. E poi ero felice di vederti attiva e felice dopo tanto tempo.
   Mentre voi eravate impegnati con le vostre buone azioni, io ho cominciato a fare ricerche per un colpo in Tanigam. Dai documenti nella cassaforte di Kimbel si capiva che molti meravigliosi gioielli erano finiti in possesso del Presidente. poteva essere un colpo da mille e una notte.
   Potrebbe essere un colpo da mille e una notte.(mica ho rinunciato).
   Ma naturalmente necessita di una lunga preparazione: agire all'estero è sempre molto difficile.
   Mentre lavoravo su questo piano vi ascoltavo con il radiorologio, anche se avevo deciso di non interferire. Era il vostro progetto.
   L'idea di andare a parlare con Ginko non è stata certo geniale ma.
   -Hai ragione caro. Ma eravamo così entusiasti e sul momento ci sembrava la cosa migliore
   -In effetti, senza la gaffe del nome, le possibilità che Ginko ti riconoscesse erano praticamente nulle. Però mai improvvisare su queste cose. Comunque stavo dicendo: per avere informazioni sul Tanigam  mi sono rivolto a Quentin, il capo della resistenza in esilio, rifugiato semiclandestinamente qui a Clerville.
   Ma non mi ha voluto aiutare.
   Lui vuole usare solo  mezzi politici per rovesciare il governo e non intende avere nulla a che fare con un volgare furto (che pure poteva danneggiare il presidente e sostenere economicamente la resistenza).
   Uscendo dal suo rifugio, dopo un centinaio di metri, sono stato avvicinato da un uomo che mi ha chiesto di Quentin. Io gli ho indicato la baracca. Lui mi ha detto che aveva fretta e mi ha chiesto di consegnare un biglietto a suo fratello Quentin.
   Appena ho saputo chi era,  ho pensato di approfittare della situazione, l'ho narcotizzato e rapito. Dopo avermi raccontato tutto si è addormentato: dopo tutto quello che ha passato in mare sono 24 ore che dorme. Ora vado a chiamarlo.

 
   E Diabolik fa entrare il Naufrago chiedendogli di raccontare anche a Eva la sua storia.
   - Sono un prigioniero politico. Il Presidente, con la complicità e l'appoggio di vari Paesi occidentali tra cui il vostro, ha praticamente instaurato un regime. Gli oppositori politici o sono fuggiti all'estero come mio fratello o sono stati incarcerati.
   Io mi sono fatto un anno di prigione ma alla fine ho trovato il modo di evadere. Volevo raggiungere Clerville e collaborare con mio fratello nella resistenza. Inoltre sapevo che alcuni membri del vostro governo sono in combutta con il Presidente e volevo denunciare la truffa degli aiuti umanitari che finiscono nelle tasche del nostro Presidente e dei vostri politici, invece che aiutare la nostra popolazione affamata.
   Sono riuscito ad imbarcarmi con una zattera di emigrati clandestini. Ma gli scagnozzi del Presidente hanno avvertito il vostro ministro e quei maledetti mi stavano aspettando. Per fermarmi hanno fatto una strage!
   Hanno ucciso cento persone innocenti e pacifiche che cercavano solo libertà e lavoro. Ci hanno sparato con una mitraglietta da un elicottero e poi hanno affondato la zattera con una bomba a mano.
   Eva interviene:
   - Tutto torna. E' la stessa ricostruzione che avevamo fatto noi.
A sparare è stato Kimbel su ordine del Ministro. E poi, per non avere testimoni scomodi, ha ucciso l'elicotterista, probabilmente mettendogli una bomba a bordo quella stessa sera, che si sarebbe innescata al volo successivo quando il motore raggiungeva una certa temperatura o qualcosa del genere.
 
Il Naufrago continua:
   - Per un miracolo sono riuscito a salvarmi. Mi sono buttato in acqua appena hanno cominciato a sparare. Quando è esplosa la bomba ero già riuscito ad allontanarmi e mi sono riparato dallo scoppio sott'acqua. 
   Ma è stato terribile.
   Ho nuotato tutta la notte e sono arrivato a Ghenf  allo stremo delle forze. 
   Giunto a terra non è stato uno scherzo. ero terrorizzato.
   Il mio obiettivo era quello di trovare Ginko: era l'unica persona che sapevo essere incorruttibile, mio fratello me l'aveva detto; tutti gli altri potevano far parte del complotto.
   Volevo raccontare tutto a Ginko: quegli assassini la dovevano pagare!   
   Avevo paura anche di andare da mio fratello: nel caso quei criminali avessero dei dubbi sulla mia morte, era il primo posto dove mi avrebbero aspettato.
   Ma infine mi sono deciso, con tutte le precauzioni: ho tenuto sotto controllo il rifugio da lontano e mi sembrava tutto normale. Quando ho visto Diabolik uscire da solo ha pensato che non poteva essere una trappola, non c'era nessuno in giro. Così gli ho chiesto di dare un biglietto a mio fratello.
 
 
    Il Naufrago non ha più niente da raccontare. Diabolik prosegue la sua storia:
   - Al rifugio mi hai raccontato tutto ma  ti sei categoricamente rifiutato di aiutarmi per il furto.
   - Infatti. La nostra lotta è dura e senza sconti a nessuno ma è una lotta politica. Non vogliamo essere complici di rapine o essere scambiati per criminali comuni. In questo momento abbiamo solo le nostre idee e non possiamo rinunciarci a nessun costo, né vogliamo scendere a compromessi.
   - Allora ho pensato di prendere le sue sembianze. Sarei andato da Quentin e con un po' di pazienza  sarei riuscito a farmi dare un sacco di informazioni utili senza farlo insospettire. Così ho fatto la maschera e sono uscito.
   La vostra fortuna è che Quentin abita nei pressi del parco. Naturalmente avevo lasciato la macchina lontano perché Quentin o qualche combattente per la resistenza poteva vedermi e ovviamente per un profugo appena sbarcato non è credibile girare in macchina.
   Mi stavo dirigendo al rifugio di Quentin quando al radiorologio ho sentito che volevate affrontare Ginko e mi sono un po' preoccupato, con Ginko di mezzo non si sa mai.
   Così ho rimandato la visita e mi sono avvicinato al parco sempre ascoltando quello che stava succedendo. Ho sentito che Ginko ti ha riconosciuto e ho capito che dovevo intervenire.
   Non ho avuto tempo di pensare nulla: dopo un attimo ho visto sfrecciare la macchina di Milo e subito dopo Ginko. Ero consapevole che non ce l'avreste fatta a scappare.
   C'era una sola cosa da fare.
   Sono balzato in mezzo alla strada.
   Sapevo che Ginko non avrebbe mai travolto un passante. E poi all'ultimo momento, subito prima dell'impatto, sono volato come uno stunt-man, la macchina mi ha appena sfiorato.
   Dopo l'incidente mi sono comportato come il vero Naufrago e ho confessato quello che ormai avevo appreso da lui. 
   Ora Ginko ha gli elementi per aprire un indagine e se c'è una persona che può incastrare i colpevoli, è sicuramente lui.
   L'ho fatto per aiutare il vostro progetto, visto che ci tenete tanto, ma anche per me: io non sono certo un santo o un moralista ma il cinismo e la vigliaccheria che ha dimostrato Kimbel, sparando su dei poveri profughi indifesi, andavano puniti in qualche modo.

 
   L'Eroe va all'ospedale.
   L'Eroe va ad interrogare il Naufrago.
   L'Eroe trova una brutta sorpresa. L'Eroe trova i poliziotti di scorta placidamente addormentati:
   - Maledizione, l'hanno rapito!
   Poi guarda meglio i poliziotti e scopre i buchi degli aghetti.
   L'Eroe fa due più due.
   L'Eroe sa le tabelline a memoria.
   - Diabolik! Era lui! Non ha esitato a buttarsi sotto la mia auto per salvare Eva! Entrambi hanno voluto darmi le informazioni per farmi iniziare l'indagine; sicuri che non mi sarei fermato di fronte a nulla.
   Mi conoscono proprio bene.


   Diabolik ama Eva?
   Ed Eva ama Diabolik?
   Oppure l'amore, nel tempo, si è trasformato in amicizia, convivenza, mutuo soccorso, identità di idee e vedute, interessi comuni?
   I brividi di passione ci sono ancora o gli unici brividi sono quelli di un colpo, di un inseguimento, di una fuga riuscita?
   E la complicità li spinge ancora l'uno nelle braccia dell'altro? O l'unica complicità rimasta è quella scritta nel codice penale?
   Nessuno può rispondere a queste domande, tantomeno noi.
      Possiamo solo osservare che:
   Milo se n'è andato e non ritornerà
   Eva non era da tempo così raggiante.
   Diabolik bacia Eva (un bacio vero) e la tiene a lungo tra le sue braccia.
   Diabolk solleva Eva e la porta sul letto.
   Da tempo non facevano l'amore.
   Da tempo non facevano l'amore con questa passione.
   Questo è tutto quello che posso dirvi.
   Non so dirvi altro.
   Posso solo sperare che vi piacciano i romanzi rosa perché il più sdolcinato dei finali possibili è appena stato scritto. 

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